Diario di Rossella Ferrara
Volontaria S.O.Solidarietà Onlus
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Diverse volte mi hanno chiesto, perché portare lo sport in luoghi dove i bisogni primari, quali mangiare, bere, vestirsi, curarsi, non vengono soddisfatti, almeno non per molti e non sempre.

Spesso anche io me lo sono domandato.

Perché insegnare loro la tecnica della corsa, dei salti, delle capovolte, di lanciare o afferrare o l’importanza delle regole nei giochi?

Perché far provare la differenza tra handball e basketball a bambini che forse hanno solo preso a calci una palla di pezza per giocare?

Perché mostrare video di Olimpiadi o di atleti di diversi sport acclamati da un pubblico appassionato a giovani che non lavorano, né hanno prospettive concrete nel loro futuro? Perché spingerli a sognare e desiderare un mondo dove il gioco, la competizione, le vittorie, le sconfitte, il lavoro di gruppo, la forza di volontà, il sacrificio, l’impegno, le emozioni sono il pane quotidiano, nonostante per loro sia spesso difficile avere di che sfamarsi?

Io me lo sono domandato, ed ho trovato le mie risposte negli occhi delle centinaia di bambini senza scarpe che ho visto correre, nelle piccole mani che stringevano, avide di gioia, palle colorate mai viste prima, nelle parole entusiaste dei giovani che si scoprivano possibili educatori per i più piccoli, nei sorrisi di chi giocava ma anche di chi semplicemente osservava centinaia di bambini e ragazzi divertirsi ma anche impegnarsi con serietà.

Molti giovani in Nigeria e in tante parti dell’Africa non sono in grado di terminare la propria istruzione o ottenere un lavoro. Ritornano alle loro comunità spesso private della libertà, affamate ed annoiate, situazioni che possono farli scivolare in una vita di criminalità o spingerli ad intraprendere i cosiddetti “viaggi della speranza” o peggio ancora portarli a soccombere.

Ciò che manca, in tanta parte d’Africa, non sono solo i beni di prima necessità ma anche la possibilità di sognare ed immaginare un futuro diverso.

Ho sempre creduto nell’alto valore educativo dello sport, nella sua capacità di promuovere la buona volontà, costruire relazioni, superare divisioni e sfruttare lo spirito competitivo naturale della gioventù, ma qui su questi campi polverosi o fangosi ho visto materializzarsi un’altra sua caratteristica, la capacità di far sognare.

L’intrattenimento, le attività di gruppo, la possibilità per i giovani di mostrare la loro attitudine fisica, l’idea che questo possa un giorno diventare fonte di reddito, pone le basi per un mondo più a misura di bambino e fornisce una prospettiva nuova ai giovani.

Per tutti questi motivi noi portiamo avanti con entusiasmo e convinzione il nostro progetto sportivo, nonostante le numerose difficoltà e la lunga strada che ci aspetta per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti.

Così, per il secondo anno, nel mese di Luglio, Ngugo, un villaggio nella vasta area rurale dell’Imo-State in Nigeria, si è animato di risate, sudore, giochi, gare e più di 250 tra bambini e giovani.

Circa 30 volontari hanno permesso la realizzazione di un corso formazione per giovani educatori sportivi, un campus sportivo per più di 200 bambini e ragazzi dai 5 ai 16 anni, e tre giorni di Mini-Olimpiadi.

Le attività si sono svolte presso le strutture sportive costruite da S.O.Solidarietà all’interno del Convento delle Suore del Preziosissimo Sangue, con le quali l’associazione collabora da sempre, e sono state gestite dai nostri volontari italiani, affiancati dai volontari di FLEEP CLUB, un’Associazione Nigeriana che ci coadiuva e supporta in numerosi progetti.

 

La forza ed al tempo stesso la sfida di questo progetto è la possibilità di far praticare lo sport tutto l’anno, formando educatori locali che si prendono cura dei piccoli atleti, creandosi anche una prospettiva di lavoro ed incominciando, a piccoli passi, a costruirsi un futuro migliore nella loro terra.