DOVE OPERIAMO

La sua economia è basata principalmente sull’estrazione di petrolio che costituisce il 30% del PIL, l’85% delle esportazioni, il 75% delle entrate statali.
 
Le riserve di petrolio effettivamente trovate in Nigeria sono stimate attorno ai  25 miliardi di barile; di fatto, il Paese dipende, totalmente, da questo settore di produzione impedendo una più proficua diversificazione dell’economia, ma facendone anche il paese più industrializzato di tutta l’Africa.

Pur essendo uno dei principali produttori di greggio al mondo, ed il primo in Africa insieme all’Angola, la Nigeria è costretta ad importare la benzina dall’estero perché non dispone di un numero adeguato di raffinerie; secondo stime correnti le 4 raffinerie esistenti  nel paese garantiscono appena il 10% del fabbisogno nazionale.
L’instabilità politica ed i continui problemi di sicurezza nell’area del delta del Niger – area di maggiore estrazione dell’oro nero hanno –  di fatto, ha rallentato la crescita di questo colosso africano.
Ad oggi, ulteriori gravi problematiche minano la stabilità del paese:
  • la crescente minaccia dell’estremismo islamico targato Boko Haram: setta religiosa di matrice fondamentalista islamica che vorrebbe l’istituzione della sharia in tutta la Nigeria con la conseguente distruzione della comunità cristiana;
  • il crescente malcontento della popolazione sopraggiunto all’aumento di prezzo del carburante, dopo che il Governo ha deciso di eliminare i sussidi di  stato che avevano mantenuto i prezzi del carburante calmierati. Tale decisione ha visto, nel gennaio 2012, raddoppiare il prezzo del carburante alla pompa che in un solo giorno è passato da 65 Naire ( circa € 0,30 ) a 140 Naire (circa € 0,66); conseguentemente i prezzi dei bus e minibus che rappresentano il principale mezzo di spostamento si sono triplicati.
Si rilevano, quindi, un rinvigorirsi delle tensioni di tipo economico e sociali anche per la mancanza di una equa distribuzione delle ricchezze prodotte alla popolazione mentre lo sfruttamento petrolifero sta portando alla distruzione di tutto l’ecosistema e la gente si trova a dover mangiare pesce intriso di petrolio.
I tre quarti della popolazione oggi vive al disotto della soglia di povertà, con circa un dollaro al giorno.

Il rapporto PNUD 2011 ha collocato la Nigeria al 156° posto:

  • solo il 65% della popolazione ha accesso all’acqua potabile;
  • ancora oggi 700 donne su 100.000 muoiono di parto ed il tasso di mortalità infantile è di 83 per 1.000;
  • solo il 40% dei bambini è sottoposto a vaccinazioni;
  • il 40% dei ragazzi dai 7 ai 12 anni non frequenta alcuna scuola;
  • l’aspettativa di vita è 47 anni.

Il governo nigeriano ha introdotto nuove politiche di riforma, pianificate con lo scopo di migliorare la vita dei cittadini, ma la situazione igienico-sanitaria non è stata migliorata; le risorse energetiche sono poche ed il sistema educativo è in condizioni drammatiche.

Attualmente S.O.Solidarietà è presente nella provincia di Owerri, IMO STATE.
 
L’IMO STATE è uno dei 36 stati della Nigeria.
È stato costituito nel febbraio 1976, durante l’ultimo regime militare. Nato dalla suddivisione della Repubblica del Biafra, precedentemente parte dell’East-Central State, prende il nome dal fiume Imo.
La capitale è Owerri, la più grande città dello Stato.
Da giugno 2011 governatore è Owelle Rochas Okorocha; la carica dura 4 anni.
 
Superficie: circa 5.100 km quadrati.
Popolazione: il censimento 2006 ha registrato 3.927.563 abitanti, ma oggi si stima una popolazione di circa 5 milioni.
Religione: – cattolica – occupa una parte centrale nella vita di questo popolo prevalentemente rurale.
Lingua: igbo e inglese.
Clima: l’umidità media è del 75% e può  raggiungere il 90% nella stagione delle piogge.
Produzione: olio di palma, mais, tapioca, yam.
 
In molte aree mancano i servizi di base più elementari, quali acqua potabile, ospedali, scuole e strade.

CONTESTO E RAGIONI DELL’INTERVENTO

L’esperienza pluriennale maturata da S.O.Solidarietà nel Paese ha posto in evidenza come il solo sostegno materiale non sia sufficiente per assicurare ai bambini  migliori prospettive future.
 
Nei villaggi di NGUGO – IKEDURU dove S.O.Solidarietà sta già svolgendo i progetti di “Sostegno a distanza” e “Happy Home” (per ulteriori informazioni vedere l’Appendice A) e MBAISE sono i luoghi dove si intende realizzare questo progetto.
 
NGUGO è un villaggio di circa 15.000 abitanti, che vivono in situazioni di grave disagio economico e strutturale. Non esiste artigianato, non esiste un forno per la produzione di pane, è praticata l’agricoltura di mais, tapioca, yam, palma da olio, ma il raccolto è carente causa la scarsa produttività del terreno.
Il villaggio è sprovvisto di acqua potabile, energia elettrica, assistenza sanitaria.
Il centro del villaggio è costituito da un incrocio, dove in alcune baracche si  vendono i beni di prima necessità.
Scarseggiano le scuole e gli unici centri di aggregazione sono rappresentati dalle parrocchie.
 
Nonostante circa il 70% della popolazione sia costituita da giovani, le scuole presenti sul territorio sono:
  • materne: 4 pubbliche  e  4 private
  • elementari: 4 pubbliche  e  2 private
  • superiori: 1 istituto pubblico.
Causa la lunga distanza che separa le abitazioni dalle scuole, numerosi sono i bambini che frequentano,  nei pressi dell’abitazione,  “scuole” gestite  da donne del villaggio.
Ogni famiglia ha una media di 7 figli che trascorrono la maggior parte del loro tempo raccogliendo rami di palme nella foresta e oziando nel “compound”;
 
Non è necessario solo lavorare per ridurre la mortalità infantile e fornire ai bambini dei Paesi in via di sviluppo condizioni materiali migliori, se poi non si garantisce loro un minimo di prospettive di sviluppo, di vita umana degna di essere vissuta.
 
Purtroppo, in questa parte del mondo, la scuola dell’infanzia non è preparata a promuovere la formazione integrale della personalità dei bambini, nella prospettiva della formazione di soggetti liberi, responsabili ed attivamente partecipi alla vita della comunità locale, nazionale ed internazionale. Il sistema educativo attuale non è in grado di accogliere ed interpretare la complessità dell’esperienza vitale dei bambini e tenerne conto nella sua progettualità educativa allo scopo di sostenere il sorgere e lo sviluppo delle capacità di critica, di autonomia del comportamento e di difesa dai condizionamenti. Il metodo educativo applicato non valorizza l’intuizione, l’immaginazione e l’intelligenza creativa. In particolare, i piccoli sono costretti a rimanere seduti nel banco ed a scrivere fin dal compimento dei 3 anni; poco spazio è riservato al gioco, pochissimo al disegno. Fin dalla più tenera età sono costretti all’immobilità, prima sul dorso della mamma poi nel banchetto di scuola.
 
Il bambino non è considerato un soggetto attivo, capace di interagire con gli altri e di servirsi della loro mediazione  per conoscere e modificare la realtà.
Purtroppo, l’immobilità persisterà anche da adulto; abbiamo adulti non autonomi ed incapaci di migliorare le proprie condizioni di vita.